Sono molti e contrastanti i miei sentimenti verso questo romanzo, che dopo tanto rimuginare ho deciso di chiamarlo “capolavoro”. Tale maestosità ingegnata dallo scrittore statunitense Jonathan Safran Foer è ambientata in Ucraina, dove il protagonista, un giovane ebreo americano, nonché scrittore, si mette in viaggio verso l’antichissima città di Trachimbrod aiutato da alcuni particolarissimi e altrettanto strambi personaggi che fanno parte dell’agenzia Viaggi Tradizione: Alex, il nonno e un cane fuori di senno. Scopo del viaggio è trovare la donna che ha salvato suo nonno dai nazisti durante la guerra.
Foer imbastisce il racconto sdoppiandolo in due filoni storici: uno, quello presente, descrive il viaggio e le peripezie dei quattro alla ricerca della donna; l’altro si alterna al primo e si riferisce al passato, partendo dalla fine del Settecento arrivando fino all’epoca moderna dominata dal terrore nazista. I capitoli si alternano, saltando dal passato al presente: un flashback ricorrente che consente al lettore di dare un senso a ciò che accade ai viaggiatori.
La traduzione gioca un ruolo di primaria importanza, riesce a dare alla voce di Alex (il cui ruolo nel romanzo è proprio il traduttore del giovane Safran, oltre che suo compagno di avventura) un tono diverso, mai letto, un misto di ingenuità intellettiva, uso di sinonimi ricercati e inusuali e di neologismi si insediano nella sua scrittura: una scrittura che espone pensieri grande semplicità, ma che richiedono impegno nella lettura.
Questa è per me l’occasione di emanarti un grazie per essere stato così stoico e sopportante con me nel viaggio insieme a noi. Forse facevi conto su un traduttore con più valetitudine, ma sono sicuro di avere fatto un buon mediocre lavoro. Devo bussarmi il petto di non aver trovato Augustine […]
Se volete accostarvi a Foer per la prima volta, è il romanzo giusto per iniziare. Un romanzo che non è completamente finzione e non è completamente realtà. Infatti Safran Foer, il cui padre e nonno erano originari di Trochenbrod, proprio per questa ragione sceglie di raffigurare eventi -romanzati- nel villaggio. L’autore auspica a rivivere il proprio passato, setacciando la storia della sua famiglia e raccontandola con un filtro che ne rende ancora più interessante la lettura. Un romanzo che parla d’amore, di morte, di verità, di tradimenti: esige più impegno nei primi capitoli, ma ne richiede gradualmente meno via via che scorrono le pagine e ci si adatta allo stile dell’autore.
Intenso, commovente. Anche doloroso.
Dell’autore ho letto solamente Se niente importa – perché mangiamo gli animali , che è un’opera di tutt’altro tenore. Ricordo però di aver amato subito il suo stile di scrittura: molto scorrevole!
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Mi aveva incuriosito anche questo titolo, credo proprio di doverlo recuperare!
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Anni fa avevo visto la trasposizione cinematografica di questo romanzo, interpretato da Elijah Wood, e mi aveva suscitato curiosità e una sorta di stupore sospeso, in una pellicola non priva di bizzarrie ma soffusa di delicatezza. Ora questa recensione mi ha fatto venir voglia di recuperare il libro, e credo proprio che amerò leggerlo.
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Se rientra nelle tue corde, scorrerà con la rapidità di un fiume in piena. Goditi la lettura!
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Grazie! Non mancherò di farti sapere!
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